Epilessia e Scuole

 

Lo scolaro epilettico è, nella maggior parte dei casi, uno scolaro come gli altri, che non presenta, né crea particolari problemi direttamente correlati alla propria infermità.
Molto spesso però gli erronei atteggiamenti ambientali nonostante tutto, fanno nascere intorno ad esso un'atmosfera che risulta essere di per sé disturbante. Ne consegue così che, le istituzioni scolastiche che pure tradizionalmente ed universalmente sono sede privilegiate di apprendimento ed al contempo di specializzazione, in una parola di continua crescita, rappresentano per il soggetto epilettico, un'ulteriore fonte di conflitti e frustrazioni, che sono direttamente proporzionali alla maggiore o minore accettazione della sua condizione da parte dell'intero gruppo classe e del team docenti.
La serenità con la quale l'alunno con tale tipo di problema si accinge a vivere questa nuova ed edificante esperienza dipende come abbiamo già visto, in larga misura dalla qualità dei rapporti interpersonali instauratisi in famiglia, ma anche e forse soprattutto, sono strettamente correlati agli atteggiamenti assunti dai genitori stessi nei confronti dell'istituzione scolastica. Atteggiamenti che molto spesso sono ambivalenti e che oscillano dal rifiuto della struttura scolastica od un atteggiamento di delega, o finanche ad una continua ed estenuante ricerca di alleanze con gli operatori scolastici. Recenti statistiche hanno dimostrato comunque che l'atteggiamento dei genitori di scolari epilettici più diffuso nei confronti dell'istruzione da effettuarsi nelle scuole comuni è essenzialmente quello del rifiuto.
Anche gli insegnanti rivestono dunque, nell'ambito dell'istruzione di tali soggetti un ruolo di primaria importanza in quanto essi rappresentano veicoli "privilegiati" per la comunicazione di stereotipi negativi e di pregiudizio, nei confronti degli epilettici.
Molto spesso essi si lasciano fortemente condizionare dal fatto che, un eventuale inserimento in classe normale è teoricamente utile, ma che numerosi e diversi ostacoli impediscono di fatto la sua effettiva realizzazione: carente preparazione professionale e mancanza di adeguati supporti medico-psico-sociali in primis. Estremamente vari sono così gli atteggiamenti da loro adottati in genere. In quei casi in cui lo scolaro epilettico presenta crisi di "grande male" o comunque evidenti manifestazioni esteriori, l'insegnante facilmente incorrerà in un atteggiamento di rifiuto del soggetto stesso, che ne comprometterà spesso irrimediabilmente, l'inserimento sociale e scolastico in senso stretto. È opportuno ricordare che l'atteggiamento assunto dall'insegnante nei confronti dell'alunno con crisi epilettiche è di fondamentale importanza. Ed infatti sarà al suo comportamento che si confermeranno quelli degli altri alunni. Se egli ne avrà paura trasmetterà automaticamente al resto del gruppo classe questa sua condizione.
Di conseguenza lo scolaro epilettico sarà "irrimediabilmente" escluso dalla classe, vittima una volta di più, delle difficoltà emozionali di chi gli sta vicino, nel caso specifico, dell'insegnante. Se al contrario, e generalmente questo secondo atteggiamento si verifica laddove le manifestazioni della malattia non sono spettacolari, le assenze nella fattispecie, l'insegnante assumerà un atteggiamento iperprotettivo e pietistico, ne conseguirà, ancora una volta l'esclusione, anche psicologica, dell'individuo dal gruppo.
L'atteggiamento degli operatori scolastici di fronte alle crisi epilettiche è determinante per la qualità della percezione degli altri alunni. Se egli si pone in maniera serena e rassicurante nei suoi confronti, sdrammatizzando non solo a parole ma anche a fatti la situazione, allora e non solo allora l'epilettico non costituirà più oggetto di repulsione, scherno o peggio ancora, di commiserazione. Ecco perché si rende necessario che anche l'insegnante curricolare, oltre a quello di sostegno abbia un minimo di precise conoscenze sull'epilessia e sulle condizioni psichiche di chi ne è affetto, e che sia in grado di erudire i compagni del bambino sulla genesi della malattia ed i suoi eventuali risvolti.
Per quanto riguarda le capacità intellettuali dei soggetti epilettici, attualmente si può asserire con cognizione di causa che lo scolaro epilettico ha un'intelligenza del tutto normale, e che anzi, in molti casi, risulta essere superiore alla media.
Molte volte abbiamo visto che l'epilessia è determinata da lesioni cerebrali più o meno diffuse che sono allo stesso modo, responsabili di un'insufficienza mentale. Ne conseguono chiaramente delle difficoltà di apprendimento strettamente correlate all'indice dell'insufficienza stessa. Tuttavia al di fuori di questi casi specifici le prestazioni intellettive globali non si discostano dalla media della popolazione coetanea. Esse possono essere inversamente, parzialmente e temporaneamente ridotte per svariati motivi, fra i più importanti dei quali, l'effetto psico-inibitore dei farmaci anti-epilettici usati nella terapia, oppure più semplicemente causate dalla limitata autonomia personale del soggetto, spesso privo, o comunque relativamente più povero di stimoli psico-evolutivi.
Caratteristiche alquanto comuni degli scolari epilettici sono:
- labilità attentiva dovuta sia a situazioni psicologiche determinate appunto dalla terapia usata, sia da cause organiche direttamente dovute all'epilessia;
- bradipsichismo direttamente proporzionale alla percentuale delle crisi che possono generare un rallentamento delle reazioni del soggetto;
- prevalenza del pensiero concreto, che spesso può accompagnarsi a difficoltà di sintesi e reversibilità del pensiero.
È tuttavia utile ricordare a questo proposito che tutti i fenomeni descritti, che sono generalmente ascrivibili oltre che all'andamento della malattia stessa, anche alle terapie farmacologiche, possono essere parziali e comunque transitorie, per cui bisogna essere estremamente prudente i limiti delle capacità dei soggetti epilettici. Va infine notato che, contrariamente a quel che si crede, essi non hanno brevi tempi di sopportazione della fatica mentale, ma al contrario la stimolazione e l'impegno ad essi richiesti, possono avere benèfici effetti, soprattutto laddove possono servire a stemperare l'ansia diffusa, che spesso li attanaglia.
In conclusione si può affermare che il precoce inserimento dei soggetti epilettici nelle scuole comuni è di primaria importanza per due fondamentali motivi: da un lato essi potranno in questo modo beneficiare di quelle stimolazioni che a loro, come agli altri sono fondamentali per il naturale sviluppo delle potenzialità. Dall'altro perché i compagni impareranno a superare pregiudizi ed immotivate paure.